Brancaleone da Norcia

Vittorio Gassman - L'Armata Brancaleone

 

Storia della cinematografia italiana

                  

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L'armata Brancaleone scena iniziale "vincita della dune buggy" 1966 Guarda il video su You Tube Y.T.
  formazione dell'invicibile armata Brancaleone   Guarda il video su You Tube  
  duello con Gian Maria Volontè   Guarda il video su You Tube  
         
         
         
         
         

L'armata Brancaleone è un film di Mario Monicelli del 1966 ed è considerato uno dei più grandi successi del cinema italiano del dopoguerra.

Trama

Nell'Italia dell'undicesimo secolo, Brancaleone da Norcia, unico e spiantato rampollo di una nobile famiglia decaduta, dotato però di una non comune eloquenza ed animato da sane virtù e cavallereschi principi, guida un manipolo di miserabili e coloriti seguaci alla presa di possesso del feudo di Aurocastro, secondo quanto dettato in una misteriosa pergamena imperiale che gli stessi miserabili gli porgono e che affermano di aver rinvenuto in modo del tutto lecito e casuale, in realtà rubata al suo proprietario: un cavaliere aggredito e creduto morto.

Attraversando tutta la penisola, viene coinvolto in diverse avventure: conquista una città, salvo scoprirla poi infestata dalla peste, combatte interminabili duelli cavallereschi, salva una giovane promessa sposa per poi scoprirla tutt'altro che illibata ed incontra un principe bizantino diseredato che tenta di estorcere denaro alla propria famiglia. Giunta in prossimità del feudo da conquistare, l'armata lo scopre assediato da pirati Saraceni. Brancaleone e il suo piccolo esercito sono fatti ben presto prigionieri ma vengono liberati da un misterioso personaggio che si rivela essere il cavaliere erroneamente creduto morto all'inizio della storia. Questi, il vero e legittimo destinatario della pergamena, condanna Brancaleone e i suoi armigeri al supplizio come ladri e usurpatori ma proprio quando la sentenza sta per essere eseguita arriva insperatamente in loro aiuto il monaco Zenone, che, a capo di un gruppo di pellegrini, è diretto a Gerusalemme per unirsi alla lotta per la liberazione del Santo Sepolcro. Per i nostri disperati non resta altra scelta che unirsi al gruppo per cercare la gloria in Terra Santa, partecipando, loro malgrado, alle Crociate.

Commento

Il tema

L'armata Brancaleone alla sua uscita nelle sale diviene subito campione di incassi, raccogliendo i consensi entusiastici ed unanimi della critica e collezionando numerosi premi internazionali.

Nel film, le tematiche care al regista, quali la rappresentazione comica dei perdenti e delle loro vicende personali, la loro voglia di riscatto, l'ineluttabilità del loro fallimento e della morte, trovano l'espressione cinematografica più compiuta e matura. Torna, dopo I soliti ignoti e La grande guerra, il tema dell'amicizia virile, che nel successivo Amici miei si colorerà di sottili sfaccettature esistenziali. In questa pellicola l'amicizia, il vincolo tra uomini, orienta, cementa e ispira il gruppo di perdenti verso la realizzazione di una impresa superiore, mediante la quale venire riabilitati e passare alla storia.

Il film è un'opera corale di consistente equilibrio formale, ricca di elementi originali e di trovate che successivamente ispireranno addirittura dei generi e dei canoni ancora rintracciabili nel cinema italiano contemporaneo e nella cultura popolare del nostro paese. Per tutti questi fattori, non esclusivamente cinematografici, il film è riconosciuto da molti come un capolavoro.

 

La sceneggiatura

Alla sceneggiatura collabora in modo determinante lo stesso regista, che con Agenore Incrocci e Furio Scarpelli, binomio artistico meglio conosciuto come Age e Scarpelli, dà vita ad una rilettura fresca ed originale dell'Italia medioevale, creando quello che sarà il colpo di genio del film: l'invenzione di quell'idioma immaginario, a cavallo tra il latino maccheronico e l'espressione dialettale, che caratterizzerà tutti i personaggi.

Gian Maria Volontè è Teofilatto dei Leonzi

Gian Maria Volontè è Teofilatto dei Leonzi

L'originalità però non si esaurisce nella sceneggiatura. Anche i costumi (a forte contrasto cromatico e di disegno originalissimo) e tutte le scene di esterni, curati da Piero Gherardi, lo scenografo che firma molte delle caratteristiche atmosfere felliniane, rappresentano un elemento innovativo, mentre alla fotografia lavorerà Carlo Di Palma, al quale si dovranno alcuni immagini memorabili del film, come quella in cui il protagonista e la sua armata si presentano alla corte bizantina dei Leonzi.

 


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