Basi teoriche Articolo pubblicato su www.grix.it |
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Nozioni indispensabili di elettrotecnica.
Un buon elettronico non puo' ridursi ad essere un
mero assemblatore di KIT o di circuiti "pre impachettati" e' indispensabile che
riesca a capirne la logica e i teoremi che la sorreggono. Solo in questo modo
potra' riadattare un circuito standard preesistente alle sue specifiche
esigenze. Per fare questo e' necessario tornare tra le braccia di mamma
elettrotecnica.
Marco Gottardo.
Non me ne vogliano i draghi dell'elettronica
cosi' numerosi in questa comunita', ma sto per presentare un articolo di taglio
semplice, orientato piu' che altro ai principianti, oppure a coloro che hanno
bruciato le tappe affrontando la materia "elettronica" di petto, trascurando
argomenti che per loro natura si collocherebbero meglio nel settore
elettrotecnico. Forse qualche veterano trovera' questa pubblicazione nostalgica
e la leggera' volentieri ricordando i bei tempi dell'istituto tecnico. A tutti
credo si possa comunque rivolgere questa mia massima: Elettronico, ricordati chi
sei.
Gli argomenti elettrotecnici che da qui innanzi
trattero' saranno solo ed esclusivamente quelli che trovano diretto riscronto e
applicabilita' in passaggi di dimensionamento e collegamento logico con
argomenti elettronici. Cerchero' di esporre i contenuti con parole semplici
usando allegorie e promemoria come e' il mio stile. Cerchero' di compendiare con
numerosi esercizi, un glossario che spieghi ogni termine inusuale al
principiante, e ampie note ed esempi di fine pagina. Cerchero' inoltre di
svincolare ogni argomento l'uno dall'altro in modo che chi fosse interessato ad
uno specifico capoverso non sia costretto a sorbirsi il contenuto di tutto
l'articolo.
Benchè mi fossi ripromesso di contenere il tutto in mezzora al massimo di lettura, mi sono dovuto rivedere, data la vastità degli argomenti, opterò quindi di tralasciare alcune cose, di certo molto importanti, quali le applicazioni ai filtri attivi, i crossover, le applicazioni agli amplicatori operazionali, ecc, promettendovi un "secondo tempo" del presente tutorial, dopo avere ovviamente tenstato l'efficacia di questo e ovviamente la risposta degli utenti della comunity.
Come gia' detto,
qui non troverete quasi mai frasi contenute in testi ufficiali perche' tutte
fanno parte del mio modo di essere, di esporre e di pensare. Troverete
definizioni, teoremi, principi,metodi di calcolo, ed esempi, esposti nel modo in
cui ho testato essere efficace in giovanissimi tecnici che spesso durante le
spiegazioni intervengono dicendo....haaa.vedi..adesso si che ho capito...
hoooo, e' cosi'? ma non potevano dirmelo prima? ..cosi' non ripetevo l'anno.
Impedenza:
Comportamento ohmico di un componente che per sua natura non e' ohmico, quali
una capacita' o una induttanza, quando sollecitate con una tensione sinusoidale.
Sinusoide: Traccia lasciata in funzione del tempo dalla funzione trigonometrica seno. vedi video tutorial (circa 2 minuti) seguendo il link.
http://www.gtronic.it/energiaingioco/it/scienza/elettrotecnica/Sinusoide%20Gottardo%20ITA.3gp
seconda versione piu' completa.
http://www.gtronic.it/energiaingioco/it/scienza/elettrotecnica/Sinusoide%20lezione%20Gottardo.3gp
nota importante: La diffusione di materiale audio video e fotografico e' stata autorizzata su apposita modulistica (liberatorie) depositata nel CFP di appartenenza firmate dai genitori. La riprese video fanno parte di un breve ciclo di lezioni "sperimentali" di cui ne e' autorizzata la diffusione. Rammento inoltre che le eccezioni alla legge sulla privacy 675/96 parlano di mancanza di appplicabilita' in caso di personaggi di pubblico dominio e/o eventi strettamente correlati alla didattica (nostro caso).
Fase: Benche' in molti ambiti con il termine fase si intendera' uno specifico cavo del circuito o della macchina elettrica il termine indica sempre un angolo. quindi fase=angolo.
Riferimenti per le fasi:La grandezza di riferimento è sempre la tensione rispetto al secondo termine di paragone che è la corrente. Quando si parla di carico "capacitivo" si verifica che la tensione è in ritardo di "pigreco mezzi radianti" ovvero 90° rispetto alla corrente. Viceversa, si parla di carico "induttivo" quando la tensione è in anticipo di 90° rispetto alla corrente.
Sfasamento: Presa come riferimento la fase della tensione "alfa", e confrontata con la fase delle corrente "beta" si chiama sfasamento la differenza "fi"=(alfa-beta). ovviamente "fi" è la nota lettera greca.
Fasore:con questo termine si indichera' la rappresentazione statica di tensioni e correnti che in regime sinusoidale risulterebbero sempre in movimento e quindi gestibili con calcoli piuttosto difficili di tipo trigonometrico o differenziale. Nel campo dei fasori vale un'algebra molto simile a quella vettoriale ma il cui campo di esistenza e' quello dei numeri complessi.
Valore efficace:il valore efficace di una grandezza periodica è quell' equivalente valore di tensione continua che nello stesso tempo trasferibbe sullo stesso carico resistivo la stessa quantità di calore per effetto joule. Se la grandezza in esame fosse sinusoidale allora l'estrazione del valore efficace dal valore di picco avviene semplicemente dividendo per la radice di due (non vale per una generica forma d'onda).
Valore di picco: Valore massimo positivo raggiunto da una funzione periodica, più intuitiva nelle funzioni sinusoidali in cui si può pensare facilmente anche alla grandezza picco picco, ovvero dal massimo positivo al minimo negtivo. Dividendo la tensione di picco di una sinusoide per radice di due si ottiene il precedentemente detto valore efficace.
Strumenti a valore efficace:
Ad esempio un normale tester o multimetro digitale se non diversamente indicato.
Dato che non è possibile visualizzare un valore oscillante è necessario portare
a display un valore stabile quale una media e/o un valore efficace. Dato che la
media di una sinusoide è zero non ci sarebbe nessuna utilità di informazione
quindi si mostra il valore efficace. Alcuni strumenti mostrano informazioni
simili ma comunque chiaramente indicate di che tipo. alcuni strumenti portano la
dicitura true RMS.
seno: dicasi seno dell'angolo alfa la proiezione del punto di intersezione del raggio rotante con la circonferenza goniometrica sull'asse delle ordinate (asse verticale). Dato che il raggio della circonferenza goniometrica è 1 metro per definizione, il valore del seno dell'angolo alfa corrisponderà ad un valore metrico compreso tra -1 e +1.
Calcolatrice consigliata:Per seguire meglio il video tutorial, o semplicemente per essere allineati con il metodo didattico presentato in questo articolo consiglio l'uso della calcoltarice "SHARP EL-506W" con oltre 490 funzioni. Esite il modello write view che fornisce le stesse potenzialità di calcolo uguali con maggiore leggibilità a display. Ad ogni inizio di anno scolastico invito i mie allievi di fornirsi di questo strumento dato il basso costo, così che si procede meglio ai calcoli dato che seguiranno passo passo i tasti che l'insegnate digita durante le lezioni alla lavagna. Questo è il mio metodo didattico. M.G.
Corrente elettrica: Effetto delle cariche elettriche negative (elettroni) attraverso una sezione di un circuito. unità di misura ampère. si misura inserendo lo strumento in serie al punto di interesse, si deve quindi interrompere il circuito originale. per non perturbare la grandezza in esame la resistenza interna dello strumento deve quindi essere il più possibile prossima a zero.
Tensione elettrica. Effetto delle cariche accumulate tra due punti di un circuito. unità di misuta volt. Si misura inserendo lo trumento in paralello al punto interessato. per non perturbare la misura lo strumento deve avere una resistenza interna così alta da risultare paragonabile a infinito (circuito aperto). La tensione si differenzia dalla differenza di potenzionel (d.d.p.) perchè al contrario di questa è in grado di produrre del lavor elettrico trasformando nel punto del circuito dell'energia.
Regie stazionario:
Considerata una rete elettrica lineare (quando
contiene solo generatori e resistori) o non lineare (quando contiene anche
elementi che non rispondono direttemente a una legge volt-amperometrica lineare,
come diodi condensatori, induttanze, transistor, ecc) il regime di funzionamento
si dice stazionari se per ogni punto della rete le derivate della tensione e
della corente sono sempre nulle in ogni istante. In questo tipo di funzionamento
le induttanze si comportano come dei corti circuito mentre le capacità come
degli interuttori aperti. Alcuni componentipotranno essere assimilati a dei
generatori ideali equivalenti di tensione e di corrente, si pensi ad esempio al
diodo retificatore al silicio 1N4007, quando è polarizzato diretto esso
presenterà una caduta costante tra anodo e catodo detta "Vu-gamma" pari a 0,6 V
che potrà essere sostituita con un equivalente generatore di tensione.
Regime periodico sinusoidale:si
trova in questo regime una rete alimentata con uno o più generatori di corrente
e di tensione in grado di imprimere una forma d'onda sinusoidale la quale
generalmente non presenta lo stesso angolo (fase) in ogni lato del circuito.
Sono più facilmente studiabili le reti sinusoidali così dette "isofrequenziali",
ovvero quelle in cui tutti i generatori operano con la stessa pulsazione
angolare della forma d'onda impressa. Dobbiamo prestare attenzione ad alcuni
componenti che in regime stazionario sono "corti" o "aperti" come le induttanze
e i condensatori, perchè in questo caso assumeranno un comportamento ohmico,
quindi conducono, inmaniera proporzionale non solo al proprio valore in Farads o
Henry, ma anche alla pulsazione angolare omega della tensione ad essi applicati.
Con le trasformazioni fasoriali si può comunque linearizzarneil comportamento e
rendere applicabili le normali leggi e teoremi del regime stazionario.
Regime variabile:E'
il più complesso da studiare perchè studia la razione della rete e dei singoli
componti durante le variazioni di regime come avviene ad esempiodutante le
chiusure e aperture degli interruttori o rotture di specifiche parti della rete.
Lo studio si effettua tramite le "equazioni differenziali" e si svolge su tre
divesri istanti, prima della manovra, durante la manovra, dopo la manovra. E'
disponibile una dispensina manoscritta nei link verso fine pagina. Esiste una
tecnica di linearizzazione delle reti in regime transitorio che impiega le
laplace trasformate. queste al contrario di quanto si crede, semplificano i
calcoli dato che trasformano operazioni integro differenziali in divisioni e
prodotti rispettivamente. Le laplace trasformate sono tabellate e scaricabili da
internet. seguite questo link per scaricare i teoremi sulle L-Trasformate
www.gtronic.it/energiaingioco/it/scienza/dispense_pdf/Teoremi%20Laplace%20Trasformate.pdf
Convenzione dei generatori e degli
utilizzatori.
Consideriamo un generico bipolo elettrico (componente a due fili), si fissi il riferimento per la tensione. Se, una volta inserito il componente in uno specifico ramo del circuito, la corrente riusulta entrante dal morsetto positivo il bipolo è convenzionato da utilizzatore, se invece la corrente risulta uscente dal polo positivo allora il medesimo bipolo è convenzionato a generatore. nota bene, un generatore propriamente detto può essere convenzionato da utilizzatore, si pensi ad esempio alla batteria del telefonino quando questo è sotto carica. Un bipolo resistore è sempre convenzionato da utilizzatore, infatti in esso vale la legge di ohm e si misurerà con il positivo nel punto di entrata della corrente. Per quanto riguarda la potenza di un generatore di tensione, questa risulterà fornita (o erogata) se il generatore è convenzionato da generatore, risulterà dissipata se il generatore è covenzionato da utilizzatore. Una resistenza dissipa sempre potenza.
Potenza.
La potenza in continua è data da una delle tre formule P=V*I, P=R*I^2, P=V^2/R, ed ha sempre unità di misura Watt.
In alternata si distingue tra potenza attiva,
reattiva, apparente. Dato il vettore della potenza complessa, si ottiene la
potenza attiva proiettandolo sull'asse delle ascisse, ovvero W= V*I *cos "fi",
e si ottiene la potenza reattiva proiettandolo nell'asse delle ordinate V.A.R. =
V*I*sin "fi" . con "fi" si vuole indicare la nota lettera greca impiegata per
lo sfasamento tensione-corrente, qui non usata per difficoltà grafiche. la
potenza apparente rimane solamente V*I con unità di misura Volt-Ampere.
Numeri complessi: il campo dei numeri complessi risulta isomorfo (stessa forma) al piano cartesiano ma ha alcune importanti proprieta'. I suoi elementi si chiamano mumeri complessi e sono stati ripresi pari pari nello studio dei fenomici elettrici sinusoidali introducendo una enorme semplificazione di calcolo. E' indispensabile conoscere alcune proprieta' fondamentali, queste sono:
Cominciamo con l'esporre i principali teoremi e
principi esponendone l'enuciato, mostrandone degli esempi e dimostrandone
l'utilità in ambito elettronico. Questi sono:
Legge di ohm.
Il promemoria che
fornisco sempre ai miei più giovani allievi è di ricordare la frase "Viva
la Repubblica Italiana", le iniziali
rapprentano l'equazione V=R*I Dal punto di vista più tecnico la legge di ohm
è una equazione di primo grado che stabilisce una relazione lineare
(rappresentabile con una retta) tra le due grandezze fondamentali
dell'elettrotecnica/elettronica, ovvero la tensione e la corrente. Questa legge
definisce un nuovo elemento fisico chimato Resistenza pari al
rapporto della tensione applicata ai capi di un bipolo e la corrente che lo
attraversa. Se la legge volt/amperometrica se ne ricava tracciando un grafico
per punti risulta lineare allora il bipolo in esame è una resistenza
propriamente detta. Questa legge definisce inoltre che il rapporto tra le unità
di misura Volt e corrente "I" definisce, in
caso di proporzionalità lineare, una nuova unità di misura detta appunto
Resistenza.
Esiste un'altra
forma della legge di Ohm che mette in relazione la sezione del conduttore
soggetto all'applicazione della tensione che comporta il transito della
corrente, con la lunghezza del conduttore stesso. Esiste un altro parametro,
tipico del materiale di cui si compone il conduttore, chiamato "rò" (non riscio
a importare il simboletto greco da Word a causa di una cattiva esperienza
passata con l'editor di grix), che è specifico di ogni elemnto della tabella
periodica. L'enunciato di questa seconda forma della legge di Ohm recita: La
resistenza "R" di un conduttore è direttamente proporzionale alla sua Lunghezza
moltiplicata per la resistività "rò" ed inversamente proporzionale alla sezione
del conduttore stesso. in formula si veda la foto sottostante:
Attenzione: L'uso della
carta e penna e riprese fotografiche sono volute a titolo sperimentale e al fine
di dare un tocco di originalità alla pubblicazione visto che porterà con se la
calligrafia dell'autore.
L'unità di misura
è appunto l'ohm sia nella prima forma che nella seconda forma. Esiste una
ulteriore forma della medesima legge applicata però ai fasori e quindi al campo
dei numeri complessi. Se si parla di fasori significa che la rete elettrica o la
parte del circuito elettronico in esame è soggetto a un regime periodico e
presumibilmente sinusoidale. Vediamo subito un esempio facendo un semplice
esercizio, in cui i bipoli si suppongono già trasformati in fasori e impedenze.
(vedi numeri complessi a glossario)
Procediamo allo
svolgimento dei calcoli dopo avere messo la legge di ohm nella sua forma di
rapporto delle grandezze tensione su impedenza. Stiamo quindi cercando la
corrente complessa che circola nel circuito.
nello svolgimento di questo esercizio non si è fatto alcun riferimento alla provenienza dell'impedenza, essa potrebbe essere anche la sintesi di una rete molto complessa di induttori, capacità e resistenze che per successivi calcoli di "serie" e "parallelo" si sono ridotti a un'ico bipolo impedenza con un valore complesso equivalente in ohm. Nulla si è detta anche sulla frequenza di funzionamento della rete dato che sia i generatori che i vari bipoli sono già stati trasformati in fasori e sintetizzati in soli due elementi equivalenti.
Tornando al bipolo resistivo propriamente detto, in elettrotecnica può essere ben diverso dalla forma che si attende un elettronico dato che potrebbe trattarsi semplicemnte si un filo di varia lega, ad esempio constatana, o altre adatta a fare filamnti per la trasformazione termica in phoon, tostapani, stufe elettriche ecc. Oppure, in maniera più robusta, serpentine all'interno di boiler, o candelette per i motori diesel. Per noi elettronici hanno comunque un apetto molto familiare, ovvero un cilindretto verniciato con delle belle righette colorate che ne rappresentano il valore secondo il noto codice colori:
Come esercizio si
provi ad associare il valore a queste due resistenze:
Un altro
importantissimo parametro delle resistenze reali è la dimensione del loro corpo
in quanto è grosso modo proporzionale alla potenza che esse sono in grado di
dissipare per effetto joule senza incendiarsi o anche semplicemente
surriscaldarsi perdendo con buona probabilità la precisione costruttiva in ohm
segnata nel codice colori. Insomma una resistenza che per qualche ragione avesse
fumato un pò ma non risulta interrotta è bene sostituirla perchè probabilmente
non ha più il valore indicato, in una applicazione audio un livee danno potrebbe
renderla ad esempio più rumorosa o in uno strumeto di misura coprometterne la
precisione.
Ma dal punto di vista pratico, cosa è una resistenza? come si costruisce?
Quelle più comuni, che vede nelle figure sovrastanti sono ottenute tramite una lega binaria, in cui due metalli con specifica e diversa "rò" vengono miscelati assieme con precise percentuali di uno nell'altro allo scopo di ottenere un cilindretto omogeneo del valore in ohm desiderato. Questo è possibile perchè le leghe binarie hanno un grafico della "rò" risultante fortemente non lineare come quello che vedete nella figura:
Per questioni grafiche la campana non può essere disegnata molto più alta e stretta, come è nella realtà. E' grazie alla forma di questa campana che si possono ottenere in pochi millimetri cubici resistenze elevatissime nell'ordine dei mega ohm, come anche , nello stesso volume resistenze di pochi ohm o addirittura frazioni di ohm, tutto sta nel "giocare correttamente nella percentuale del metallo A rispetto a B nella lega binaria. Importante è notare che i due valori "rò" non possono stare alla stessa altezza, difatti se così fosse si tratterebbe dello stesso metallo e la campana non si formerebbe, al suo posto ci sarebbe una linea ad altezza costante che unisce il lado sinistro con quello destro e non si avrebbe alcun controllo sul valore finale della resistenza tramite la percentuale del metallo A in lega con B. Nella prossima foto vediamo la struttura meccanica della resistenza.
Il cilindretto
metallico ottenuto tramite lega binaria "tarata" ha un valore ohmico ben
preciso, nei casi standard non differisce generalmente più di +/- 5%
dall'indicato o anche meno, spesso 1%. Esso viene conesso tramite due
cappuccetti metallici a cui sono saldati i reofori al circuito
elettrico/elettronico esterno. La struttura così ottenuta viene di solito
ricoperta di ceramica o altro materiale vetroso su cui successivamente vengono
dipente le fascette del codice colori. Tecnicamente parlando la costruzione di
un componete smd (surface mountage device) non è molto diversa da quella
esposta.
E' importante ricordare che in ogni caso una resistenza dissipa sempre potenza attiva.
Vediamo alcune importanti applicazioni della legge di ohm per l'elettronica.
Come è noto gli amplificatori operazionali sono costruiti in modo da non permettere l'ingresso della corrente sui loro pin invertente e non invertente. Supponiamo di avere un circito in catena aperta come quello in figura che è notoriamente un comparatore, ovvero porterà l'uscita alta (a meno delle cadute interne pari a circa 1,4 volt tenderà alla tensione di alimentazione Vcc) quando la tensione all'ingresso non invertente sarà maggiore di quella all'ingresso invertente.
Questo comparatore dunque esegue il ragionemento: if (V- > V+) Then (Vo = gnd) else Vo= (Vcc-1,4v)
supponiamo che l'ingresso non invertente sia collegato a un sensore di temperatura o luminosità o qualsivoglia grandezza trasdotta in volt, mentre l'ingresso invertente sia collegato al punto centrale della serie di due resistenze di valore R1=4,7k e R2=680 ohm. Ci si chiede, a che valore trasdotto in volt della grandezza esterna si accenderà il LED in uscita? Quanto vale la resistenza sul LED se esso è costruito per accendersi correttamente con 1 mA e ha una caduta anodo catodo è di 1,5 volt?
Questo circuito contiene ben 3 applicazioni della legge di ohm, due per risolvere il partitore di tensione all'ingresso e una per il calcolo della resistenza generalmente indicata con Rd che sta in serie al LED. Vediamo come mai la nota formula del partitore di tensione si può ottenere tramite una doppia applicazione della legge di ohm con il vantaggio di non dover ricordare la formula.
.Ora ricaviamo la formula del partitore di
tensione facendo una doppia applicazione della LEGGE DI OHM.
Per quanto riguarda la resistenza di uscita in
serie a LED procediamo così:
Una volta scelta
la resistenza di serie più vicina al valore calcolato è bene riapplicare la
legge di ohm e verificare nuovamente la corrente per vedere se il nuovo valore è
accettabile in quel punto del circuito. La legge i ohm è una delle formule più
usate in ambito elettrico/elettronico.
Completo l'esposizione del partitore di tensione dando un utile promemoria: La tensione di uscita Vo del partitore e' uguale alla tensione applicata al partitore Vi diviso la somma delle due o piu' resistenze del partitore moltiplicato per la resistenza a cui capi prelevo la tensione Vo.
Esiste la possibilita' di ripartire la corrente anziche' la tensione, lo schema e' costituito da due resistenze connesse a un nodo. Si presume che al nodo entri una certa corrente "J". La corrente su una delle due resistenze si calcola dividendo la corrente entrante "J" per la somma delle due resistenze, e moltiplicando il risultato per la resistenza non interessata dal passaggio della corrente che sto cercando (l'altro lato). il concetto si puo' facilmente estendere a un partitore di corrente costituito da piu' resistenze in paralleo purche' nella fase di moltiplicazione lo si faccia per la resistenza equivalente del ramo non interessato al passaggio svolgendo tutti gli eventuali serie-parallelo di resistori visti da quel punto in poi. Comunque si tratta di una doppia applicazione della legge di ohm.
Principio dei generatori equivalenti.
Se consideriamo un regime stazionario, esistono 4 tipi di generatori, essi sono:
Nel generatore reale di tensione, la V risultatnte ai morsetti esterni è data dalla somma algebrica delle densioni impressa E del generatore ideale interno meno la caduta omica I*R siula resistenza interna. Ne consegue che la tensione estrena V dipende dal grado di carico del generatore reale, ovvero da quanta tensione cade internamente sulla R a causa della maggiore corrente richiesta verso il carico esterno, quindi la curva volt - amperometrica ha l'aspetto di una retta con pendenza negativa che incrocerà l'ascissa (asse orizzontale in corrispondenza della corrente di corto crcuito Icc.
Nel generatore reale di corrente di applichi invece il primo principio di kirchhoff al nodo interno per definire quanta corrente potrà fluire sui morsetti esterni verso il carico.
Alcuni metodi risolutivi delle reti elettriche/elettroniche prevedono che e zone in cui si opera siano costituiti da solo generatori reali di tensione o generatori reali di corrente, questi sono ad esempio il metodo delle correnti di maglia (esposto piu' avanti) o il metodo dei potenziali ai nodi. Se la rete iniziale non e' conforme a quanto detto, va prima adeguata trasformando i generatori reali di tensione in reali di corrente o viceversa a seconda del caso.
La rete ottenuta si chiama rete adeguata e dal punto di vista elettrico e' equivalente a quella originale, tranne per la questione energetica dove invece si deve tornare alla rete originale per il calcolo ad esempio di potenze e energie.
dopo evere eseguito questo passaggio sarà possibile applicare il metodo delle correnti di maglia (o delle correnti di anello) che viene presentato più avanti. Dal punto di vista elettronico una situazione analoga la possiamo incontrare in qualche rete posta davanti a un aplificatore operazionale che per le sue caratteristiche bufferizza, ovvero rende considerabile isolatamente un partcolare circuito (ad esempio un filtro o altro) posto davanti a uno solo dei suoi morsetti di ingresso, ad esempio l'ingresso non invertente.
Principio di sovrapposizione.
Si consideri una rete elettrica o elettronica che contenga solo componenti lineari, ovvero generatori reali o equivalenti e resistori. Si consideri una "porta" ovvero due morsetti. o due punti del circuito su cui si vuole stimare l'effetto complessivo di tutti i componenti presenti nella rete. Tale effetto sara' uguale alla somma dei singoli effetti ottenuti facendo agire i generatori presenti una alla volta. Fare "agire" i generatori significa permettergli di imprimere la loro grandezza elettrica sia essa una corrente o una tensione. Per non fargli agire, ovvero spegnerli sulla carta si puo' usare il trucco di eliminare il cerchietto dal disegno del generatore. Automaticamente scopriremo che le barrette contenute nei singoli mettono in c.c. i generatori di tensione (fanno imprimere quindi tensioe nulla) e aprono i rami in cui sono iseriti i generatorio di corrente (fanno imprimere corrente nulla). Lasciamo agire i generatori una alla volta calcolando per ogniuno di essi la tensione alla porta considerata. atterremo tante tensioni parziali quanti sono i generatori della rete. sommiamo infine tutte queste tensioni e otterremo la tensione che e' presente in quella specifica porta con tutti i generatori in azione. nota bene: se si cambia porta elettrica tutti i calcoli vanno ripetuti.
nel primo disegno
c'è la rete orginale composta da due generatori reali, uno di corrente e uno di
tensone. Il metodo prevede che agiscano una alla volta sulla porta elettrica
prescelta, ovvero i morsetti AB. iniziamo torgliendoil cerchietto al generatore
di tensione, si vede facilmente che esso diventa un corto circuito tra i suoi
morsetti, ovvero imprime tensione nulla. La rete risultante contiene solo un
generatore i corrente e il resto del circuito resistivo costituisce un partitore
di corrente. Seguono i sempli calcoli.
Trovata la
corrente sull aresistenza in parallelo alla porta AB applichiamo la legge di ohm
e troviamo la prima tensione.
Ora dobbiamo fare agire solo il secondo generatore, durante questa fase il generatore di corrente si apre come si vede facilemente togliendogli il cerchietto. Togiere il cerchietto equivale a fargliimpremere una corrente nulla.
Otteniamo un circuito che è palesemente un partitore di tensione.
Troviamo con i semplici passaggi indicati nella foto la seconda tensione parziale.
Sommiamo infine le due tensioni parziali "sovrapponiamo gli effetti" ed otteniamo l'effetto complessivo sulla porta desiderata.
Questo metodo vale solo sulle reti cosi' dette lineari.
Primo principio di Kirchhoff.
Questo principio, detto anche delle correnti ai nodi è molto utile in tantissimi ambiti elettronici, citandone uno, si pensi alla rete passiva posta davanti all'intresso non invertente di un filtro butterwhort del secondo ordine. Tale filtro posside due nodi e una doppia retroazione. L'analisi di quel circuito avviene studiando prima un nodo e pio l'altro secondo questo primo principio di kirchhoff.
L'ennunciato afferma che la somma algebrica delle correnti in un nodo e pari a zero.
Consideriamo un generico nodo elettrico che abbia un qualsivoglia numero di rami confluenti, in questo esempio per semplicità solo 4. In questi rami le correnti siano indicate con un verso arbitrario. Siamo noti i valori di tutte le correnti tramite una unica incognita che vogliamo determinare con questo principio. Il calcolo ci restituirà non solo il valore ma anche il verso entrante o uscente a seconda del segno concorde o opposto a quello fissato inizialmente.
Indichiamo le correnti con I1,I2,I3,Ix e abbiniamoci il verso presunto e il loro valore tranne per Ix per la quale si indica solo un verso "supposto".
La sfera ipotetica con cui si circonada il nodo è noto come "insieme di taglio" e su di esso vale il principiodi continuità, ovvero tutte le cariche che entrano devono anche uscire, sarebbe come dire che non disperde cariche in maniera misteriosa. Lo possiamo pensare come una espansione del nodo. Nei circuiti elettronici gli insiemi di taglio possono comprendere addirittura un "sottocircuito" identificabile nella scheda elettronica, con quanti componenti si vuoe contenuti in esso, ma che rispettino sempre il principio di continuità. Le correnti che figurano equiverse al versore le scriviamo con il segno positivo, quelle discordi negativo. Facciamo attenzione che è importante scrivere sempre con le parentesi in modo che in un secondo passaggi possiamo inserire i valori algebrici con il segno dato. guardiamo la prossima foto.
Ora manca un ultimo semplice passaggio, eseguiamo la somma algebrica al membro di sinistra ottenedo -1. successivamente cambiamo i segni di ambo i membri dell'equazione giungendo al risultato finale.
Anche in quei casi, in cui può sembrare banale la soluzione, sconsiglio di tentare una soluzione mentale perchè più è semplice il calcolo e più potrà essere imbarazzante un eventuale banale errore di calcolo. errare humanum est.
Consideriamo il filtro butterworth del secondo ordine visibile in figura:
Salta subito all'occhio la presenza del nodo tra le due R nel circuito di ingresso. proviamo per esercizio ad applicare a tale nodo il principio di Kirchhoff ottenedo un'equazione simile a quella esposta in precedenza. Chi conosce i diagrammi di bode provi a tracciare il diagramma del modulo e si accorgerà che tale filtro taglia con una pendenza di 40 db ogni decade.
Secondo principio di Kirchhoff.
Detto anche delle tensioni alle maglie, afferma che la somma algebrica delle tensioni in una maglia è pari a zero. Questo permette di determinare il valore di un generatore (o di un generatore equivalente di tensione) rimasto incognito.
Varianti di questo principio, più e meno evidenti si applicano molto spesso. Si può considerare una variante di questo principio anche lo studio della maglia di ingresso di un BJT, nel momento in cui si consideri la resistenza di base attraversata dalla corrente di base Ib come un generatore stazionario equivalente, come anche lo sia la giunzione Vbe, pari alla V-gamma di un diodo polarizzato direttamente. Vediamo un semplice esempio:
In ambito ellettronico ci sono moltissime occasioni di applicazione di questo principio, lo applichiamo molte volte anche se spesso non ce ne rendiamo conto.
Teorema di Thevènen.
Al contrario di qel che si crede, si pronuncia esattamente come si scrive, date le origine dello scienziato a cui lo si attribuisce, un pò alla stessa maniera di come non si dice "jaul" ma bensì "Jul" con riferimento al teorema di "joule".
Una rete elettrica lineare, per quanto
complessa, è sempre riconducibile a un equivalente geneartore ideale di tensione
pari alla tensione a vuoto misurata alla porta in esame con in serie una
resistenza pari alla totale resistenza della rete resa passiva vista dalla
stessa porta. Vediamo un esempio nella semplice rete qui sotto in cui si è
scelta la coppia di morsetti A-B come porta elettrica.
esempio: sia data la rete lineare in figura composta da un solo generatore di corrente e uno di tensione. Nella rete vi siano anche le resistenza R1 e R2 disposte come da schema.
Applichiamo il teorema di thevènen dapprima rendendo passiva la rete e trovando la resistenza equivalente vista dalla porta A-B, questa operazione si ottiene spegnendo i generatori, manovra che si esegue nela carta semplicemente togliendo i cerchietti dal disegno.
Si nota facilmente che per trovare il valore resistivo alla porta A-B è sufficiente eseguire il parallelo delle due resistenze.
Poi applichiamo il principio di sovrapposizione degli effetti facendo agire un generatore alla volta e calcolandone la tensione alla medesima porta A-B.
La somma degli
effetti alla porta vale 22Volt, mentre le resistenza equivalente delle rate
passiva vale 12 ohm, non ci retsa che disegnare il genaratore di tensione
equivalente secondo Thevènen.
Il problema è
quindi risolto dal punto visto di vista elettotecnico. Ma
vediamo un esempio applicato direttamente all'elettronica. Si abbia da calcolare
la rete di polarizazione del BJT mostrato nello schema sottostante.
Applichiamo
Thevènen alle maglie di ingresso esattamente come fatto precedentemente
nell'esempio puramente elettrotecnico, ovvero, dopo aver isolato la rete che ci
interessa sintetizzare nel generatore reale equivalente di thevènen, ovvero aver
trovato la porta A-B, rendiamo passiva la rete e ne calcoliamo la resistenza
equivalente.
Ora procediamo applicando il principio di sovrapposizione degli effetti (P.S.E.),spegnendop i generatori uno alla volta. e sommandone gli effetti alla porta identificata.
possiamo quindi sostituire l'insieme delle maglie con un unico generatore equivalente secondo Thevènen allo scopo di calcolare più agevolmente la corrente di base e quindi il punto di lavoro del BJT. si ottiene una resistenza equivalente pari a 1138 ohm (se si dovesse realizzare la rete e non solo usare il teorema per agevolare il calcolo della polarizzazione si arrotonda a 1k2, e un generatore equivalente di 2,41 volt).
Questa "maglia" semplificata sarà equivalente ai fini della polarizzazione di base alla maglia precedente, e quindi potrà essere sostituita all'insieme delle maglie precedenti come vediamo nella prossima immagine.
L'applicazione di
questo teorema è tanto più vantaggiosa quanto più complessa è la rete che sta
davanti al BJT. E' inutile dire che questo è solo un esempio e che il metodo può
essere applicato a una grande moltitudine di casi. E' sicuramente più ovvio da
applicare in quei casi in cui si entra direttamente in morsetti invertenti o non
invertenti di operazionali che bufferizzano il segnale.
Teorema di Norton.
E' il "duale" del teorema di Thevènen, ovvero si deve sostituire la frase "tensione a vuoto" con la frase"corrente di corto circuito" e la frase "alla porta A-B" con la frase "nel rano" o "nel lato". il procedimento è analogo, ovvero si rende prima passiva la rete e se ne calcola la resistenza equivalente sul ramo momentaneamente aperto, succesivamente si calcola la sovrapposizione degli effetti nel punto di interesse. Se ne ricava un equivalente generatore ideale di corrente che imprime la corrente di corto circuito "J di Norton" con in paralello la resistenza equivalente dela rete resa passiva. In definitiva si ha quindi un generatore di corrente reale data la presenza in parallelo di queta Requ .
Teorema di Telleghen.
Noto in bibbliografia come teorema delle potenze virtuali, esso afferma che una volta convenzionato i bipoli tutti alla stessa maniera, ovvero o come generatori o come utilizzatori, la sommatoria delle potenze messe in gioco deve essere nulla. Questo teorema è molto utile e potente percui dedicherò molto spazio alla sua esposizione nella seconda edizione di questo tutorial.
Teorema di Boucherot.
La somma delle potenze attive a reattive fornite dai generatori di una rete corrisponde alle potenze attive dissipate dai componeti resistivi e alla somma delle potenze reattive dissipate dai componenti induttori e condensatori della rete. Si tratta in effetti di un bilancio delle potenze complesse.
Le freccette in rosso indicano che è stato eseguito il coniugato del numero complesso che rappresenta il fasore di corrente. In questo esempio si è volutamente trascurata la trasformazione da rete reale a rete fasoriale, detta anche simbolica, perchè tale spiegazione si trova in un esercizio più avanti in questo tutorial. Spiegarlo ora avrebbe avuto solo l'effetto di distogliere l'attenzione dal teorema che si vuole presentare.
Consideriamo un circuito elettrico lineare in
regime stazionario composto per semplicità di calcolo di sole tre maglie. In
tale circuito siano presenti 5 generatori ideali di tensione e 6 resistenze,
disposte come in figura.
Si scelga ad arbitrio un verso di circolazione per le tre correnti nele tre maglie. Non è neccessario in questo momento ragionare su quale potrà essere il verso reale della corrente, esso resterà definito dai risultati della soluzione del sistema lineare di 3 equazioni (tante quante sono le maglie). Se le correnti risulteranno positive il verso effettivo coincide con quello ipotizzato altrimenti circolano nel verso opposto.
Indichiamo le tre
correnti con i nomi IA,IB,IC. Per ogni maglia scriviamo "l'equazione di maglia"
che in realtà si tratta di una forma dell'equazione di kirchhoff per le tensioni
in cui ogni caduta resistiva dovrà tenere conto della totalità delle correnti
sulla resistenza (legge di ampere maxwell). Se ad esempio consideriamo la R3,ci
si accorge che la sua caduta di potenziale è pari alla corrente della maglia in
esame, meno quella della maglia adiacente, per il valore della resistenza, in
effetti si è scritta la legge di ohm.
Nell'immagine si vede il sistema lineare che costituisce il modello matematico del circuito. Se non sono stati fatti grossolani errori di incompatibilità del tipo mettere in parallelo due generatori ideali di tensione aventi valori impressi differenti, oppure, dualmente mettere in serie due generatori ideali di corrente avente valore impresso differente, tale modello matematico per il circuito lineare esiste sempre. Attenzione, dato un circuito "compatibile" come quello in figura esiste sempre il suo modello matematico, costituito ad esempio da un sistema lineare, al cotrario, dato un sistema lineare "a caso" è quasi impossibile che esso rappresenti un circuito elettrico/elettronico compatibile.
Nell'immagine notiamo degli asterischi verdi, essi costitiscono il punto di partenza per la percorrenza della maglia con l'obbiettivo di ricavare per ognuna una equazione secondo kirchhoff. Per i principiantidiamo questa immagine allegorica: Immaginiamo che i fili del circuito siano i binari di un piccolo trenino elettrico e che i vari componenti, in questo caso solo generatori e resistenze, siano tunnel e stazioni. Prendiamo con le mani la locomotiva del trenino e trasciniamolo lungo il suo binario (la maglia) partiamo dalla stazione centrale, l'asterisco verde, ed ogni volta che entriamo in un "tunnel" ovvero le resistenze scriveremo il valore (IAxR). Questo valore è sempre positivo dato che costituisce una caduta di tensione, il che è equivalente a dire che una resistenza è sempre convenzionata da utilizzatore. Quando il nostro "trenino" entra invece in una "stazione locale" che sarebbe un generatore di tensione, entrerà nell'equazione con il segno della parte in cui si entra nel generatore. Nel caso ci fossero dei generatori reali di corrente vanno prima trasformati in equivalenti generatori reali di tensione spostando la resistenza dal parallelo alla serie e abbinando al generatore di tensione il valore "corrente impressa per il valore della resistenza che posta in paralello al generatore ideale di corrente.
a questo punto fermiamoci un attimo, e dopo avere stampato le tre immagini sovratsanti, seguiamo con attenzione la prima parte del video tutorial in cui spiego passo passo quanto fatto finora per questo esercizio.
Proseguiamo l'esercizio solo se siete sicuri di poter arrivare in maniera autonoma fino a questo punto, quindi, provate a ripartire dal solo schema elettrico, e a ricavare il sistema lineare.
Il sistema
lineare va portato in forma normale come si vede nell'immagine. Si ottiene
questo risultato eseguendo le moltiplicazione e successivamente eseguendo le
somme dei termini omogenei. per omogenei voglio intendere riferiti alla stessa
corrente IA,oppure IB, oppure IC. Mettiamo anche un po di ordine, in ogni
equazione infatti faremo in modo che la sequenza sia IA, IB, IC seguiti
dall'altra parte dell'uguale dal termine noto(ovvero
le tensioni). Ricordiamoci che se passiamo da un membro all'altro di
un'equazione con un addendo, questo deve cambiare il segno.
Dal sistema cosi' ottenuto estraiamo la matrice dei coefficienti e il vettore dei termini noti (che poi sono i generatori).
Dal sistema lineare si ricava la matrice associata, questa risulta sempre "quadrata" ed ha delle proprietà che ci possono indicare se la strada intrapresa finora è corretta. è importante coprire i "buchi" lasciati da una variabile (corrente) mancante sommando uno zero. questa procedura è fondamentale per l'inserimento della matrice in dispositivi automatici di calcolo. Noi useremo la calcolatrice sharp perchè è la più semplice ed economica in commercio, ma potremo analogamente usare qualsiasi altro prodotto da scuole superiori, ma in questo caso non posso aiutarvi nell'inserimento dei dati e vi invito a leggere il libretto delle istruzioni del vostro calcolatore. Posso comunque assicurare che la procedura sarà molto simile.
Analizziamo la
matrice. La cosa più importante da verificare è che essa sia simmetrica rispetto
alla diagonale principale che ho segnato in verde nella foto. Muovendoci verso
destra o verso il basso a partire da un elemento della diagonale principlae
dobbiamo trovare gli stessi coefficienti. Come potete vedere seguendo le frecce
rosse. Se questo è vero (come nella foto) allora la matrice è realmente il
modello matematico del circuito, se questo non si verifica avete sbagliato
qualche calcolo di semplificazione o ordinamento, quindi tornate indietro e
rifate i conti fino a che ottenete una matrice simmetrica.
siamo pronti per
vedere il secondo tempo del video tutorial, come per il precedente, carte alla
mano, seguite il video:
A questo punto possiamo inserire la marice sulla calcolatrice. Questa operazione è differente per ogni tipo di calcolatrice che userete, ma le affinità sono molto spinte. Col la calcolatrice che vedete nella foto si deve richiamare l'algoritmo dei sistemi lineari. Seguiamo questa procedura:
Viene anche fornita una informazione aggiuntiva che per le applicazioni elettriche al momento non ha applicazione. Per pura informazione diciamo che si chiama determinante ed è abbreviato "D".
Gli stessi calcoli possono essere eseguiti a mano svolgendo delle operazioni dette lineari sulla matrice. Le operazioni lineari consistono in moltiplicazioni di tutta la riga per una costante e la somma o differenza di tutta la riga (compreso il termine noto) con un'altra riga del sistema. Lo scopo di eseguire queste perazioni lineari è quello di ottenere un triangolo di zeri sotto la diagonale principale. Una volta ottenuto questo si procede dividendo il termine noto dell'ultima riga (una tensione) per il termine unico rimasto a sinistra dell'uguale della medesima riga (che è una resistenza), di conseguenza otteniamo, come previsto dalla legge di ohm, una corrente, che trovandosi nella colocca di IC è proprio la corrente circolante in quella maglia.
vediamo la terza
parte del video tutorial:
Ecco i risultati
ottenuti manualmente, coincidono con quelli fatti al calcolatore. notiamo che la
prima corrente è risultata negativa, quindi circola al contrario rispetto al
verso ipotizzato all'inizio, le altre due correnti sono invece equiverse. Esiste
anche il metodo di studio dei circuiti a più maglie, complementare detto "delle
tensioni ai nodi", che poco diferisce dalla tecnica esposta ma che
necessiterebbe una analoga esposizione. La trattazione diventerebbe davvero
troppo prolissa, così ho deciso che lo esporrò in un secondo tutorial, in
estensione a questo e solo in funzione della rispsta che il presente avrà dalla
comunity.
Per testare la comprensione facciamo un esercizio:
prendete il medesimo schema e cambiate a caso tutti i valori delle resistenze e dei generatori. il sistema linerae avrà la stessa forma ma dversi valori numerici come dverso sarà il vettore dei risulatti ovvero le tre correnti IA,IB,IC.
Introduciamo il concetto di reattanza e impedenza
eseguendo un esercizio molto ben schematizzato. Seguite prima le foto e la
spiegazione per poi ripetere il tutto guidati dal videotutorial.
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Si consideri il circuito in figura alimentato in regime sinusoidale alla frequenza non industriale standard di 95Hz. Questa frequenza è probabilmente generata tramite un convertitore statico, ma il simbolo elettrico rimane il medesimo di un generatore di tensione sinusoidale.
Analiziamo lo schema sottostante, esso si compone del precedentemente detto generatore di tensione sinusoidale, che energizza dei biboli passivi volutamente conessi di tipologia diversa. Si tratta di un bipolo resistivo in serie con un gruppo induttivo-capacitivo con gli elementi collegati in parallelo.
IL valore della tensione impressa in funzione del tempo del generatore è riportato nell'immagine in cui è presente anche l'informazione della fase iniziale pari a meno 30 gradi.
Cominciamo l'esercizio trasformando il generatore dal dominio del tempo al dominio dei fasori, che per noi coinciderà con il piano complesso. La trasformazione non è difficile ma comporta un minimo di ragionamento. Osserviamo come il valore in volt è stato fornito. Dopo la dicitura e(t) ovvero "tensione che varia in funzione del tempo", abbiamo l'uguale seguito da una coppia di numeri, essi sono il valore efficace, che come detto corrisponderà al valore letto dal multimetro digitale (un comune tester) seguito dal coefficiente "radice di due". Quando il generatore viene fornito in questo modalità il tecnico ne ha un vantaggio perchè la trasformazione in fasore richiede appunto l'estrazione del valore efficace.
La forma fasoriale, ovvero la trasformata di stainmentz, richiede di moltiplicare il valore efficace della tensione per il coseno della fase iniziale (in questo caso meno 30 gradi) piu' il coefficente dell'immaginario "J" oppure "i" moltiplicato per il seno dello stesso angolo.
L'operazione di conversione è agevolta dalla grafica. Disegnamo la circonferenza goniometrica (si chiama cosi' la circonferenza di raggio unitario in cui si stimano i valori di seno e coseno di un angolo), e riportiamo in essa la fase iniziale di -30°.
Notiamo che la circonferenza goniometrica è tarata in quarti di Pigreco, corrispondenti all'angolo di 90°. Il raggio riportato a -30°, rappresenta già con buona approssimazione il fasore di tensione V, dato che l'argomento saraà già direttamente riportabile in un diagramma vettoriale. Manca ancora l'informazione relativa al modulo, ovvero la lunghezza del vettore a partire dall'origine degli assi alla punta del fasore.
Proiettiamo il punto di intersezione in ascissa (coseno dell'angolo) e in ordinata (seno dell'angolo).
Su questa seconda immagine sono riportate le proiezioni con i loro valori numerici. Ottenere questio valori è molto semplice, basterà digitare in qualunque calcolatrice scientifica "sin-30" e dare invio, anche quella di windows. I neofiti della materia, scopriranno presto che i valori ricorrono spesso quindi dopo un po di esercizio resteranno nella mente rendendo inutile la calcolatrice in questa fase.
Vediamo quali valori si ottengono eseguendo la trasformazione. (prossima immagine) .
Indichiamo con E il fasore ottenuto, esso si compone del suo valore efficace 190 volt, moltiplicati per il coseno dell'angolo, più "i" o "j" seno del medesimo angolo, nel nostro caso essendo l'angolo negativo compare il segno meno.
Nell'immagine ho omesso l'unità di misura ma ovviamente si tratta di volt.
Nela riga successiva compare compare la rappresentazione in modulo e argomento (fase). tale modalità è ricavabile sempicemente schiacciando un tasto della calcoltrice in praticamente tutti i modelli, ma nel caso si volesse eseguire la conversione a mano tra coordinate così dette rettangolari a quelle così dette polari o moduole e argomento, allora si dovrà fare, per il modulo, la radice quadrata della somma delle componeti al quadrato, e per l'argomento, l'arco tangente, a volte indicata con tang alla -1, del rapporto della parte immaginaria (quella con il J) con quella reale. Fate una prova e otterrete gli stessi valori visibili in foto.
Una volta convertito il generatore, si procede alla costruzione della "rete simbolica" o rete fasoriale, convertendo i biboli resistore, condensatore, induttore, nelle corrispettive impedenze. E' fondamentale avere chiaro che il valore in Ohm assunto da questi componeti non è una costante legata solo ai valori di resistenza, capacità e induttanzanza, ma è principalmente legato al valore della frequenza con cui è stimolato il circuito. Ecco perchè si farebbe di certo una brutta figura recandosi al negozio per chiedere un "condensatore" da j335 Ohm, come indica nei calcoli visibili nella foto successiva.
Fissiamo nella mente l'importante concetto "reattanza" e "impedenza" pur avendo la stessa unità di misura (ohm) non sono la stessa cosa. La reattanza è un numero reale e rappresenta la reazione del componente alle sollecitazioni periodiche in questo caso sinusoidali, mentre l'impedenza è per definizione un numero complesso composto da una parte reale (la resistenza) e da una parte immaginaria reattiva (j per la reattanza) .
Il procedimento esposto in questa foto segue questo schema:
Ora lanciamo il videotutorial, e seguimo passo passo l'esposizione fatta alla lavagna.
Bene, provate ora a fare questo esercizio: usando lo stesso schema cambiate i seguenti parametri: Frequenza delle rete 60Hz, valore della capacità 25uF, valore della induttanza 1000 mH. Calcolate la corrente emessa dal generatore, lo sfamento tensione corrente (è l'argomento fase tensione meno fase corrente), potenza attiva assorbita dalla rete, potenza reattiva assorbita dalla rete.
Un circuito come quello presentato nell'esercizio può trovare applicazione in elettronica nei filtri passivi, o nelle reti dei filtri attivi costruiti con l'ausilio di operazionali. Reti simili sono usate anche per il rifasamento, li dove non siano impiegate tecniche più robuste come quelle dei "condensatori rotanti" costituiti da motori sincroni di grossa taglia posti in parallelo alla rete e tendenti a mantenere in fase il circuito grazie alle loro proprietà intrinsiche.
Filtri passivi e filtri attivi.
La progettazione
dei filtri passivi e successivamente attivi non è così complessa come potrebbe
sembrare, ma è necessarrio conoscere la teoria e i concetti di base. In generale
è possibile costruire dei filtri passivi utilizzando resistori, condensatori e
induttanze oppurtunamente collegati tra loro. Analiziamo prima il caso più
semplice legato alla proprietà dei condensatori di "lasciarsi attraversare" da
una correnta, e quindi da un segnale, quando questo ha una frequenza elevata, o
di parzializzare il livello del segnale stesso in funzione della sua frequenza.
Il concetto così esposto è troppo riduttivo e di certo non accettabile in sede
di esame, dato che sembrerebbe che sempre e in ogni caso passi "dall'altra parte
del filtro a condensatore" solo la frequenza alta. Questo non è vero, dipenderà
infatti da come e dove questo condensatore è collegato. Il condensatore
potrebbeinfatti essere collegato in modo da deviare verso la massa i segnali ad
alta frequenza, lasciando passare nella linea in cui essi sono derivati le basse
frequenze. Una spiegazione più approfondita sul funzionamento dei condensatori
la ho posta in appendice.
Vediamo le configurazioni di base:
Alle basse frequenze, o addirittura in continua, il condensatore è un circuito aperto percui il segnale Vin, attraversa la resistenza R, che nel caso fosse successivamente bufferizzata tramite un amplificatore operazionale si trova ad essere equipotenziale, ovvero il segnale non subisce attenuazione (pilotaggio in sola tensione), se invece il filtro viene usato in passivo, ovvero cosi comelo vediamo nella foto, l'atenuazione dovuta alla resistenza sarà proporzionale alla corrente che la attraversa (segnale continuo), all'aumentare della frequenza il condenzatore, presentando la sua impedenza, fa da derivatore ohmico portando a massa parte del segnale ch non potrà quindi raggiungere l'uscita. Il diagramma delle attuenuazioni di modulo (diagramma di bode) mostrerà una funzione spezzata costituita da due semirette, la prima sovrapposta alle ascisse e proveniente da meno infinito (riferito alle frequenze), e al seconda, che innesta al punto 1/(R*C), detta frequenza di taglio, a scendere con una pendenza pari a -20db per ogni decade. (vedi diagrammi di Bode).
La seconda configurazione di base è il filtro passa alto, in cui la capacità si trova in serie alla linea del segnale secondo lo schema sottostante:
Le basse frequenze incontrano sul loro percorso una capacità che si comporta da circuito aperto (si veda la definizion di reattanza) percui non potranno attraversare il componente e quindi non raggiungo l'uscita. Le alte frequenze vedono invece un dispositivo quasi trasparente e lo attraversano senza fatica. Entrambi il filtro passq alto e ilpassa basso, in regime sinusoidale, si presentanocome dei partitori variabili con la frequenza in cui, a seconda della posizione a "massa" o al "segnale" del componente reattivo, selezionano la freuquenza alta o bassa.
E' possibile giocare un po con le configurazioni, ad esempio mettendo in cascata un filtro passa basso a uno passa alto, dopo avere ben tarato le frequenze di taglio che come abbiamo accenato si tovano al valore 1/(R*C), per ottenere un filtro passa banda. analogamente è possibile ottenere filtri rejettori di banda. Condensatori così collegati li troviamo spesso negli stadi di disaccoppiamento della contina dall'alternata degli amplificatori di bassa frequenza, o più propriamente da filtri nei controlli di toni o equalizzatori laddove non siano impiegati, dei sofistiticati, se ben ormai comuni, circuiti integrati, progettati per questo scopo. In questo caso vedremo delle capacità collegate semplicemente a dei pin dell'integrato e la questione è risolta dalla circuiteria interna.
filtro passa banda.
I filtri costruiti con le induttanze, anziche con i condensatori, oppure le combinazioni di grosse induttanse e condensatori li troviamo spesso applicati alla selezione di banda dai inviare agli altoparlanti all'interno dei potenti diffusori acustici e sono notoi con il nome di crossover.
Supponiamo di porre queste reti passive dinnanzi a un aplificatore operazionale, sia esso invertente o non invertente ma comunque in retroazione negativa. si ottiene un filtro attivo la cui pendenza di taglio per decade può essere definita dalla configurazione usata.
A causa della prolissità dell'articolo preferisco non esporli ora ma di presentarli alla seconda edizione assieme alle reti correttrici (P.I.D.), e alle configurazione di calcolo integrale, derivatico, logaritmico ed esponenziale degli Amp. OP.
Vediamo come affrontare lo studio di una rete in
regime variabile con l'ausilio delle equazioni differenziali che ne governano
l'evoluzione in fase transitoria. Leggete le pagine manoscritte raggiungibili a
questo link.
www.gtronic.it/energiaingioco/it/scienza/dispense_pdf/equazioni%20differenziali.pdf
Lo studio dei regimi transitori può comunque
risultare piuttosto complicato, quindi è necessario esporre un metodo ben
schematizzato che permetta con pochi ragionamenti di essere riadatto a una
motitudini di casi analoghi. Questo è quanto fatto nelle pagine manoscritte che
potrete scaricare dal link sottostante.
Concludo questa prima edizione del tutorial "nozioni indispensabili di elettrotecnica" augurando a tutti di avere una buona vita ricca di pace, serenità e soddisfazioni personali.
Marco Gottardo
Per omogenizzare le perazioni in
classe normalmente cerco di fare avere a tutti gli allievi una
calcolatrice potente ed economica. Al costo di 20€ è disponibile la SHARP EL-506
che garantisce facilità di utilizzo in campo complesso, ovvero nei calcoli
fasoriali elettrotecnici. Purtroppo riesce a svolgere sistemi lineari e sistemi
in campo complesso al massimo di tre equazioni. Solitamente dimensiono gli
esercizi su tre maglie (una maglia una equazione del sistema) ma non tralascio
di spiegare la tecnica matriciale (metodo di Gaus) per risolvere i sistemi di
ben più di tre equazioni. Queste non saranno mai rischieste in sede di
esame. Del resto parliamo di scuola superiore dove la dimensio di queste reti
elettriche a tre maglie è più che sufficente.
Vediamo le principali funzionalità specifiche per elettronica/elettrotecnica. Cominciamo con eseguire dei calcoli fasoriali.
esercizio:
Supponiamo che in un circuito sia impressa una tensione fasoriale di V=(30-j15) volt e che l'impedenzacomplessiva vista alla porta sia di Z=(15-j5) ohm. Voglioamo calcolare la corrente circolante nel circuito, la potenza attiva, la potenza reattiva e la potenza apparente messe in gioco dal generatore.
Come riportato nella figura digitiamo prima il tasto "mode" (risponderà scrivendo sul display "normal stat (spostandoci con la freccia destra corrispondente a F3 compare anche) eqn cplx". sotto a ogni voce c'è un numero da 0 a 3, Noi selezioneremo "3". se in alto a sinistra compare "xy" allora la calcolatrice è commutata in complex mode, ed è pronta a eseguire i calcoli fasoriali.
Procediamo con il calcolo:
Il condensatore dal punto di vista
elettrotecnico.
Dal punto di vista elettrotecnico il condensatore è costituito da due piastre
affacciate (nel caso più semplice) o da fome diverse quali cilindri concentrici
o sfere concentriche o semplicemente sfere che trovano la seconda armatura in
altre forme attigue o semplicemente a terra.
L'unita di misura è il Farad, ma usalmente sono impiegate porzioni molto piccole di esso in quanto risulta essere una unità di misura piuttosto grande a causa di come è definita.
C= Q/V
dove con Q si indica la totale quantità di carica depositata nell'armatura ed espressa in Coulomb, mentre con V ovviamente la diferenza di potenziale elettrico a cui sono sottoposte le piastre.
Il comportamento del componente è assai diverso a seconda del regime di tensione a cui è collegato, in stazionario si comporta infatti come un interruttore aperto, in transitorio risponde al gradino di Heviside con la classica funzione che è la curva di carica che universalmente viene accettato porti il valore della d.d.p. ai capi del condensatore in 4-5 volte la costante di tempo RC che viene a formarsi nel ramo in cui esso è inserito, in sinusoidale assume invece un comportamento ohmico, noto come impedenza capacitiva, che quando puramente detta (non ha cioè altri effetti che infieriscono nel ramo) causa uno sfasamento della tensione in ritardo di Pigreco-mezzi radianti (90°) rispetto alla corrente.
il condensatore costituisce anche un accumulatore di energia elettrostatica nella quantità pari alla metà della capacità per la tensione applicata alla piastre al quadrato.
Se usato in regime stazionario tra le piastre si instaura un campo elettrico (vettriale) anche esso stazionario. L'operatore differenziale "rotore" ,che esula da questo tutorial, risulta nulla perchè se il dielettrico è omogeneo le linee di forza del ampo elettrico sono rettilinee, e questo operatore esprime in qualche modo proprio la vorticosità di esse.
La distanza tra le piastre determina l'intensità di questo campo dato che vale la formula:
V=E * h da cui E = V/h con h distanza tra le piastre.
Dato che come detto all'inizio la capacità è inversamente proporzionale alla tensione, essa risulterà anche inversamente proporzionale al campo elettrico secondo la formula, ottenuta per sostituzione:
C =Q/(E*h)
Quindi abbassando il campo elettrico tra le piastre si aumenta la capacità C del dispositivo. Una maniera semplice per ottenere questo scopo è quello di inserire tra le piastre un "dielettrico" più o meno efficace che creando un campo di polarizzazione inverso tra le armature che si andrà a sommare vettorialmente al diretto creato dalle cariche dipositate tra di esse avrà appunto l'effetto di diminiure il campo interno complessivo aumentando la capacità, questo a parità di estensione distanza e forma delle armature .
Il condensatore in generale e nelle applicazioni elettroniche.
Il condensatore è un componente elettronico
che può immagazzinare una carica elettrica nella stessa maniera spiegata al
paragrafo precedente del tutorial. anche un piccolo condensatore per
applicazioni elettroniche e di base è costituito da due conduttori che sono
separati da un isolante detto dielettrico (carta, plastica, ceramica...). Hanno
forme molto diverse solitamente sono dei cilindretti verticali orizzontali, sono
costruiti arrotolando due lamine di conduttori isolate dal dielettrico, oppure
hanno forma di goccia o bottoncino e sono costituiti da una o più facce
metalliche immerse nel dielettrico e collegate in parallelo. La capacità del
condensatore si misura in Farad. Oltre alla pila, il condensatore è l'unico
dispositivo elettronico che può immagazzinare energia elettrostatica, sotto
forma di tensione ma contrariamente alla pila rilascia la sua carica in maniera
istantanea o controllata da un carico resistivo, per questo viene usato nei
flash delle macchine fotografiche. I condensatori possono essere fissi o
variabili quelli fissi a loro volta possono essere normali oppure elettrolitici.
I condensatori elettrolitici funzionano esattamente come quelli normali ma
poiché il materiale isolante è costituito da un elettrolita hanno una polarità,
il piedino polarizzato viene indicato con una freccia o un segno sul corpo del
condensatore se non viene rispettata durante il montaggio del condensatore sul
circuito questo verrà danneggiato irreparabilmente.
I condensatori variabili sono costituiti da alette di metallo separate da un
dielettrico fatto di lamine isolanti o dall’aria. Un classico impiego è la
sintonia delle vecchie radio, quelle con la rotella per cercare le stazioni, in
questo caso il condensatore è fatto da alette a forma di mezzaluna saldate a
pettine su un asse, una serie di queste rimane fissa e un’altra ruota, la
capacità varia a seconda di quanta superficie si sovrappone.
I più comuni condensatori sono:
Condensatori ceramici
I condensatori ceramici da 10 fino ad 82 picofarad sono siglati con due cifre pertanto la loro lettura è semplice ed immediata.
Per i valori compresi tra 1 e 8.2 le case costruttrici usano il punto, cioè scrivono 1.2 - 1.5 - 1.8 oppure mettono tra le due cifre la lettera p ( che sta ad indicare picofarad ) quindi 1p2 - 1p5 - 1p8 con significato ad esempio di 1 picofarad e 8.
Le prime difficoltà di lettura arrivano con le capacità che superano i 100 picofarad dato che le diverse case costruttrici impiegano una propria modalità di stampigliatura.
Il Metodo giapponese: di stampigliare i condensatori ceramici consiste nell’indicare con le prime due cifre la capacità e con la terza il numero degli zeri da aggiungere, quindi i condensatori da 100 -120 - 150 picofarad sono siglati 101 - 121 - 151.
Ovviamente nel caso di condensatori contrassegnati con due dopo le cifre significative verranno aggiunti due zeri, quindi 102 -122 - 152 corrispondono a condensatori di 1000 - 1200 - 1500 picofarad.
Se troveremo dei condensatori siglati 103 - 123 - 153, alle prime due cifre dovremo aggiungere 3 zeri, quindi:
10 + 000 = 10.000 picoFarad
2 + 000 = 12.000 picoFarad
15 + 000 = 15.000 picoFarad.
Altre Case siglano il
condensatore in nanoFarad aggiungendo dopo il numero la lettera minuscola n.
Ai condensatori siglati 1n - 10n -100n, per ottenere il corrispondente valore in
picoFarad dovremo aggiungere tre zeri, quindi:
1 + 000 = 1.000 picoFarad
10 + 000 = 10.000 picoFarad
100 + 000 = 100.000 picoFarad.
Poichè da 1.000 pF fino a 8.200 pF abbiamo anche valori di 1.200 -1.800 - 2.200 - 3.300 - 4.700 - 5.600 - 6.800 - 8.200 pF, troveremo che la lettera n viene in questi casi interposta tra la prima e la seconda cifra al posto del punto, pertanto i condensatori siglati 1n2- 1n5 - 3n3 - 4n7 avranno una capacità di 1.200 - 1.500 - 3.300 - 4.700 picoFarad.
Altre Case preferiscono siglare la capacità in microFarad, ma poiché non sempre sul corpo dei condensatori vi è lo spazio per stampigliare numeri con molte cifre, si esclude il primo zero e in luogo della virgola si utilizza il punto, perciò i condensatori siglati .1 - .01 avranno queste capacità:
.1 = 100.000 pF
.01 = 10.000 pF
Condensatori al poliestere
I condensatori al
poliestere oltre ad essere siglati con uno dei due sistemi descritti per i
condensatori ceramici, possono utilizzare anche la lettera greca u (micro). In
pratica la lettera u sostituisce lo 0,(zero virgola), quindi un condensatore
siglato u01 avrà una capacità di 0,01 microFarad.
Perciò se abbiamo dei condensatori siglati u1 - u47 - u82, dovremo leggerli 0,1
- 0,47 - 0,82 microFarad.
Sempre sui condensatori in poliestere, oltre al valore della capacità vengono
riportati dei numeri o altre sigle che possono trarre in inganno un
principiante.
Ad esempio 1K potrebbe essere facilmente interpretato come 1 Kilo, cioè 1.000
picoFarad, perchè la lettera K viene considerata erroneamente l'equivalente a
1.000, mentre la reale capacità di questo condensatore è di 1 microFarad.
La lettera M, ad esempio 1M, potrebbe essere considerata l'equivalente di
microFarad, mentre in realtà le lettere M - K - J presenti dopo il valore della
capacità indicano solo la tolleranza:
M =
tolleranza minore del 20%
K = tolleranza minore del 10%
J = tolleranza minore del 5%
Quindi un condensatore siglato .01M indica che il condensatore è da 10.000 pF con una tolleranza minore del 20%.
Faccio presente che la maggior parte dei condensatori reperibili in commercio hanno una tolleranza del 20%.
Tolleranze minori del 5% non sono facili da reperire
e quando si trovano hanno costi notevolmente elevati.
Preciso che un condensatore siglato con una tolleranza del 20% non significa che
abbia uno scarto di capacita del 20% rispetto al valore riporatato
sull'involucro.
Posso anzi dirvi che quasi sempre questi condensatori hanno tolleranze
notevolmente inferiori.
Infatti le Case Costruttrici usando la sigla M assicurano che la capacità non
supererà mai il 20% del valore riportato sull'involucro del condensatore, quindi
non si può escludere che questa possa risultare anche solo del 7% - 10% - 12%
ecc.
Dopo le lettere M - K - J indicanti la tolleranza, sono presenti dei numeri che
stanno ad indicare la tensione di lavoro.
Quindi se troverete scritto .15M50 significa che il condensatore ha una capacità
di 150.000 picoFarad, che la sua tolleranza è M = 20% e la sua tensione di
lavoro è di 50 volt.
Se trovate scritto .1K100 significa che il condensatore ha una capacità di
100.000 picoFarad, che la sua tolleranza è K = 10% e la sua tensione di lavoro è
di 100 volt.
Questa utile tabella la ho presa da una vecchia rivista, la uso a scuola con i miei studenti 14-enni. é semplice e pratica da usare.
Condensatori ceramici (parte sinistra della tabella)
Nella prima colonna il valore della capacità come può risultare stampato sul
corpo del
condensatore se espresso in "picofarad". Nella seconda colonna il valore
espresso secondo il
codice giapponese, in cui la terza cifra indica quanti ZERI occorre aggiungere
dopo i due primi numeri. Nella terza colonna B si noterà che la lettera "p"
posta tra due numeri equivale ad una virgola.
Condensatori poliestere ( parte destra della
tabella)
Nella prima colonna, il valore di capacità espressa in "picofarad", mentre
nelle altre colonne indicate A-B-C-D, come queste capacità possono venire
stampigliate sul corpo dei condensatore. Su questi condensatori le lettere K-M-J
poste dopo il numero indicano la TOLLERANZA seguita dalla tensione di
lavoro. Nella colonna A si noterà che la lettera "n" posta tra due numeri ,
equivale ad una virgola.
Vediamo un esempio di lettura della capacità del condensatore al poliestere.
Nella seconda edizione verranno presentate le induttanze.